Vicenza. Popolazione sempre più vecchia, l’età media sale a 46,5 anni
Il Giornale di Vicenza, 1 aprile 2022
Tra tante variabili, c’è una costante nell’evoluzione della società: è sempre più vecchia. Basta guardarsi attorno per intuirlo, ma lo confermano anche le statistiche. Nell’arco di un decennio, per guardarsi in casa, l’età media dei residenti nel capoluogo è aumentata di oltre due anni, passando dai 44,3 anni di età media del 2011 ai 46,5 del 2021 (nel 2020 era di 46,4). Nel 2011 a Vicenza si contano oltre 166 persone con almeno 65 anni ogni 100 ragazzi con meno di 15 anni; lo scorso anno l’indice di vecchiaia, ossia il rapporto percentuale tra la popolazione over 65 e quella in età 0-14 anni, ha fatto segnare 212 anziani ogni 100 giovani (205 nel 2020, 201 del 2019). In tutto ciò, cresce anche il numero di persone che vivono sole. Nel 2021, su una popolazione complessiva di 111.005 residenti e 52.930 nuclei famigliari, il numero delle famiglie composte da una sola persona risultava 23.158, di cui 7.285 over 70. Più nel dettaglio si contavano 3.113 persone tra i 70 e i 79 anni, 3.083 tra 80-89 anni e 1.089 sopra i 90 anni. Guardando all’immediato panorama pre-pandemia, i numeri sono in aumento. A fine 2019 infatti le famiglie composte da una sola persona, secondo i dati dell’ufficio anagrafe comunale, erano 3.142 nella fascia d’età 70-79; 3.058 tra 80-89 e 998 over 90. Va precisato che alcune di queste persone potrebbero aver mantenuto la residenza nella propria abitazione ed essere accolte da familiari, altre vivere con qualcuno che offre loro assistenza in fascia diurna oppure costante, ma senza aver trasferito la residenza nell’abitazione; una gran parte di questo bacino tuttavia vive in autonomia. Con l’aumento della mobilità tra i giovani, è probabile anche che nonostante vi sia una rete di affetti, questi legami siano fisicamente lontani. Anche in caso di bisogni quotidiani. Proprio perché la composizione sociale sta cambiando, come pure le dinamiche familiari «va cambiata la prospettiva nell’affrontare il tema dei servizi pensati per la popolazione anziana», sottolinea l’assessore alle politiche sociali Matteo Tosetto. «Questi numeri – aggiunge – fotografano un andamento che troverà conferma da qui in avanti, perché oggettivamente sappiamo di essere una popolazione che invecchia. Serve quindi una riflessione importante per quanto riguarda i servizi sociali, perché devono iniziare a prevedere dei servizi più a lungo termine e per un maggior numero di persone con tipologie diverse di bisogni». Se finché c’è autonomia il problema può essere limitato, la situazione cambia nel momento in cui queste persone perdono, anche temporaneamente l’indipendenza senza avere una rete su cui contare. «A quel punto – precisa Tosetto – necessitano di un appoggio del pubblico, che deve essere pronto. La spinta di Pnrr sta innescando un ragionamento complessivo che spinge i Comuni a ragionare sulle nuove emergenze ma in un’ottica di territorio più vasto, oltre i confini comunali. Vent’anni fa la popolazione era più giovane e con una prospettiva di vita più bassa, ora per fortuna si è allungata, ma il numero di anziani sarà dunque sempre di più». Le esigenze, come detto, sono varie e cambiano a seconda del grado di autonomia della persona. «Vanno pensati anche nuovi servizi per anziani soli autosufficienti, anche con nuovi modelli abitativi, penso tra tutti a un incremento degli alloggi protetti, con un occhio anche ad un patto generazionale», sottolinea Tosetto. Che guarda però anche a chi necessita di un aiuto effettivo. «Anche i servizi come i centri sollievo per anziani con decadimento cognitivo diventeranno via via più importanti e urgenti. Tra gli over 80, il 50 per cento è predisposto ad un tipo di decadimento, anche se in forme diverse». Un’altra azione sulla quale spinge il Pnrr con la missione 5 è quella «di un servizio di assistenza domiciliare rafforzata rispetto a quella offerta oggi dai singoli comuni. Anche qui, lavorando però in rete».
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