Monteforte d’Alpone. Addio a Gabriella Bolla, fondò la Piccola Fraternità

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L’Arena, 27 aprile 2025

Uno sguardo gioioso verso le persone con disabilità, «un sorriso alimentato dalla convinzione che ognuno di loro sia un dono e abbia qualcosa da dare al paese e alla società»: sono le parole dell’amica più cara a sintetizzare la figura di Gabriella Bolla il cui nome, a Monteforte d’Alpone, fa rima con inclusione e promozione sociale delle persone con disabilità. C’è un’immagine, su tutte, che forse sintetizza meglio di tante altre quanto Gabriella, che si è spenta a 70 anni, nonostante non si fosse mai sposata e non lo fosse diventata, abbia scelto di essere «madre»: è quel risciò a quattro ruote con cui attraversava Monteforte, macinando chilometri su chilometri, con al fianco la sorella non vedente Caterina.
Al risciò era ricorsa quando le lunghe passeggiate che facevano insieme per la sorella erano diventate impraticabili. E allora via, in risciò, continuando a vivere il paese, a respirarlo, ad incontrare persone.
Missione
Insegnante col sogno della missione tra i più bisognosi, ai Paesi più poveri del mondo aveva preferito Monteforte, il suo paese, al fianco di Caterina mettendosi a disposizione anche del nutrito gruppo di volontari che, in parrocchia, sosteneva le famiglie bisognose, quelle con persone con disabilità, le missioni. Era la fine degli anni Settanta e attorno ad una riflessione collettiva sul mondo della disabilità Gabriella scelse di essere l’elemento di sintesi: nel 1979 nacque così, per sua iniziativa, l’associazione Centro sociale di cui assunse la presidenza. Tre anni più tardi, grazie alla disponibilità di un gruppo di volontari, per dare alle persone con disabilità un luogo di ritrovo dove condividere serenamente un po’ del loro tempo promosse la nascita della Piccola fraternità che stabilì a casa sua, in via Roma, fino al definitivo trasferimento dell’associazione nella sede di via Garibaldi.
Evoluzione
Intanto il Centro sociale evolveva verso la sua nuova fisionomia, quella dell’odierna Cooperativa Il Fiore che nacque nel 1983 e della quale fu la presidente per tre anni. Oggi, la cooperativa a scopo plurimo guidata da Corrado Chinato, è punto di riferimento per 25 utenti del centro diurno e 5 persone in inserimento lavorativo.
Pioniera, «madre» di tanti, missionaria della porta accanto, il sogno della missione negli angoli più poveri del mondo riuscì a realizzarlo solo al momento della pensione regalando così, alla Diocesi di Verona, tre anni di lavoro nella missione di don Lanfranco Magrinelli in Kenia prima di tornare da Caterina.
Parlano di lei come di una donna «molto determinata, che ha saputo partire dall’esperienza personale per coinvolgere tanti al servizio dei più fragili», di una persona «dalla disponibilità instancabile», di una volontaria «che ha sempre guardato alle persone disabilità con il sorriso e l’accettazione di ognuna di loro», come una madre accanto ad altre madri. E non stupisce il cordoglio che oggi lega assieme decine di famiglie. In tanti si ritroveranno domani, alle 15 nella chiesa di Santa Maria Maggiore, per stringersi alla sorella Ermelinda, ai parenti e ai tanti amici, per esprimere il proprio grazie. Questa sera alle 19.15 il Rosario, nella parrocchiale di Monteforte.

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