Le case di riposo bellunesi segnalano all’Ulss 1 gli operatori non vaccinati. E sono pronte ad accogliere 30 oss specializzati. Santesso e Santin (Uripa): Sono una boccata d’aria irrinunciabile
Il Gazzettino, 7 aprile 2021
IL CASO BELLUNO No-vax alle strette. Anche la casa di riposo di Limana passa alle maniere forti. I tempi del «vediamo cosa succede» o del «magari cambieranno idea» sono finiti. «Faremo ciò che ci viene richiesto» ha spiegato il vice sindaco di Limana Edi Fontana, a conclusione dell’incontro di ieri mattina tra Comune e casa di riposo. Tradotto significa che saranno inviati i nominativi di tutti i dipendenti sanitari (a stretto contatto con gli anziani) ad Azienda Zero che li incrocerà poi con la lista delle persone vaccinate stilata dall’Ulss 1. Da questo procedimento usciranno i nomi di coloro che, per un motivo o per un altro, hanno rifiutato il vaccino. E ciascuna posizione sarà approfondita. La casa di riposo di Limana non sarà l’unica ad agire in questo modo. Dovranno farlo tutte quelle della provincia.
COSA CAMBIA Il nuovo decreto aprile, approvato giovedì scorso dal Consiglio dei ministri, introduce all’articolo 4 l’obbligo di sottoporsi al vaccino anti-covid per medici, infermieri, oss e farmacisti «al fine di tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza nell’erogazione delle prestazioni di cura e assistenza». Sono escluse le persone che hanno patologie specifiche. Chi rifiuterà il vaccino sarà spostato di mansione oppure lasciato a casa senza stipendio. Gli infermieri che lavorano alla casa di riposo di Limana sono tutti vaccinati. «Ancora prima dell’uscita del decreto» ha precisato Edi Fontana. Ci sono invece 6 operatori socio-sanitari che hanno rifiutato il vaccino. All’inizio erano circa una decina, poi alcuni hanno cambiato idea. «Anche loro prima che il governo si esprimesse in merito ha continuato il vice-sindaco È stata una scelta consapevole, non un’imposizione di legge. Ad ogni modo sono temi delicati. C’è anche il pericolo che questa operazione vada ad incidere negativamente sul numero di figure professionali».
IL NODO PERSONALE Si perché le rsa sono a corto di personale (soprattutto di infermieri). E se altre dipendenti dovessero essere allontanati, le strutture si troverebbero in seria difficoltà. Il 2 aprile, tuttavia, è stata pubblicata nel Bollettino ufficiale della Regione la delibera 305 del 2021 con cui si approva il percorso di formazione degli operatori sociosanitari con tre s. Riguarderanno 510 oss in Veneto, 30 a Belluno. Si tratta di un provvedimento fortemente atteso dalle case di riposo per far fronte alla grave carenza di infermieri che ha portato alcune realtà, come la Gaggia Lante- Sersa, a ridurre i posti letto (di 30 unità). Gli oss specializzati, infatti, potrebbero svolgere parte di quelle attività per ora riservate agli infermieri.
IL DIBATTITO Ma su questo punto è insorto il coordinamento degli Ordini delle professioni infermieristiche: «La pandemia ha reso evidente l’assoluta necessità della presenza infermieristica e una formazione minimalista non potrebbe sostituire anni di formazione, tirocinio ed esperienza. È una delibera che mette a rischio sia la persona assistita sia gli stessi operatori, configurando anche profili di dubbia legittimità e responsabilità professionale». Paolo Santesso e Chiara Santin, in qualità di rappresentanti Uripa del distretto 1 di Belluno, spiegano che «occorre vedere il contesto di assoluta emergenza in cui ci troviamo, dove l’alternativa è la pura e semplice assenza di risposte ai bisogni degli anziani e delle loro famiglie. Quindi quanto deliberato dalla Regione è una boccata d’aria irrinunciabile». Gli infermieri chiedono però l’immediata sospensione della delibera e si dicono pronti «a valutare ogni azione necessaria, nelle sedi giurisdizionali più opportune» per bloccarla.