L’assessore Lanzarin: I non autosufficienti in Veneto sono 149mila, in rsa 31mila. Vanno tutelati i caregiver
Il Giornale di Vicenza, 1 aprile 2022
«La non autosufficienza in Veneto è un cantiere aperto in attesa della riforma nazionale». Questa la foto che scatta l’assessore alla sanità e al sociale, Manuela Lanzarin, davanti alle proposte avanzate dai sindacati pensionati di Cgil, Cisl, e Uil che nei giorni scorsi hanno organizzato un convegno su questo delicato tema definendolo «la vera emergenza per il Veneto». Questo perché il costante invecchiamento della popolazione, in particolare degli ultra 80enni, richiede di guardare in prospettiva, ma di muoversi adesso per riuscire a creare un sistema di gestione che sia in grado di dare risposte in un prossimo futuro. Non dimenticando l’oggi perché le carenze e le difficoltà esistono anche ora e la pandemia le ha messe in evidenza. Lanzarin è ben conscia che questo è il momento di riscrivere il modello e di migliorarlo: «Sono tanti i fronti aperti e che vanno coordinati all’interno di un quadro normativo nazionale che è in costruzione. A cominciare proprio dalla bozza di riforma sulla non autosufficienza, definita all’ex ministro Livia Turco, presidente della Commissione interventi sociali, istituita dal Ministero del Lavoro. So che il documento è stato presentato al Ministro. Ora vedremo i tempi. C’è da considerare anche un’altra riforma, quella del Dm71, cioè della medicina territoriale. E ancora. Gli interventi previsti nel Pnrr (Piano nazionale ripresa e resilienza): si va dalla telemedicina, alla domotica, al concetto di “abitare leggero”, all’assistenza domiciliare fino al 10% per gli over 65, alle Cot, le centrali per le dimissioni protette dall’ospedale. Come Regione stiamo lavorando per ridefinire gli Ats, Ambiti territoriali sociali, per intenderci le ex conferenze dei sindaci: li stiamo mappando e ridisegnando. Vanno adeguati perché sono il punto di partenza indispensabile per calare a terra le risorse del Pnrr. Tutto questo vuol dire ripensare a 360 gradi la non autosufficienza inserendo anche la riforma delle Ipab, ma anche l’attenzione alle Rsa, che sono le grandi escluse dal Pnrr. Sono state dimenticate come se non ci fosse la necessità di investire in residenze assistite».E che ce ne sia davvero bisogno lo sostengono in primis i sindacati che hanno fornito un quadro davvero drammatico. «Per quanto riguarda le strutture residenziali in Veneto – si legge nel report presentato al convegno – l’offerta totale dei posti letto è di 34.218 (dato del 2020) divisi in 382 strutture di cui 143 pubbliche e 239 private. Ebbene, a fronte dell’analisi dei bisogni servirebbero circa 14.500 posti in letto in più rispetto all’esistente». L’altro dato forte riguarda la domiciliarità. «Dei 180 mila anziani veneti non autosufficienti, 149mila sono assistiti in famiglia. Le persone ospiti nelle case di riposo sono 31 mila. Eppure, buona parte degli interventi economici del fondo regionale per la non autosufficienza sono concentrati nella residenzialità degli anziani (529 milioni), mentre agli interventi domiciliari è riservato un ottavo dell’intero fondo (109 milioni)». E ancora. I caregiver. La cura delle persone anziane è affidata soprattutto alle donne (57%) che hanno un’età compresa tra i 45 e 64 anni. «In attesa di una legge nazionale, l’Emilia Romagna si è mossa approvando la prima legge regionale sul riconoscimento e il sostegno del caregiver familiare. In Veneto manca, anche se c’è una norma del 2021 su come usare le risorse a disposizione del Ministero delle Pari opportunità. Ma non basta: serve pensare all’accesso agevolato e semplificato ai servizi sociali e alla conciliazione dei tempi».
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