I sindacati sull’emergenza coronavirus nelle case di riposo bellunesi: “Piano coordinato per la sicurezza”

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Il Gazzettino, 23 marzo 2020

CASE DI RIPOSO BELLUNO Mentre nella casa di riposo di Puos d’Alpago i casi di positività al Covid-19 non subiscono variazioni, i sindacati continuano l’instancabile lavoro di mettere di vigilare in ogni situazione. «La Rsa di Puos d’Alpago non registra casi di aumento contagi, per ora», ha comunicato Marianna Pasini della Uil Fp. Nel frattempo i suoi colleghi della Cgil, Mauro De Carli (segretario provinciale), Gianluigi Della Giacoma (Cgil Fp), Maria Rita Gentilin (Spi Cgil), Rudy Roffarè (segretario Cisl), Rino Dal Ben (Fnp Cisl) e Fabio Zuglian (Cisl Fp) hanno condiviso una nota, in cui rimarcano alcune esperienze e suggeriscono azioni mirate alle strutture pubbliche e private con posti letto.
SI È FATTO POCO «Il riferimento è a quanto sta emergendo dentro le Case di riposo (Rsa, spesso strutturate in Aziende speciali, cioè a gestione privata, ma a capitale pubblico) scrivono -. A nostro giudizio, nonostante fosse prevedibile che il contagio arrivasse anche in questi luoghi, in cui risiedono gran parte degli anziani a forte rischio, si è lasciato al solo protocollo la gestione delle prima fase emergenziale». De Carli, Della Giacoma, Gentilin, Dal Ben, Roffarè e Zuglian lamentano come in fase preventiva «non si è valutato se la dislocazione degli spazi per dividere persone infette da quelle non contaminate fosse sufficiente, non si è valutato su quali numeri di personale si poteva contare per effettuare turni di servizio differenti tra aree contaminate e aree senza contagio».
FORTEMENTE PREOCCUPATI I sindacalisti proseguono affermando di essere «fortemente preoccupati, non solo per il caso Alpago, sul quale ci giungono richieste di interessamento sia da parte dei lavoratori oltre che dai parenti dei pazienti». In entrambi i casi il sindacato «è solidale, li rappresenta nei loro diversi stati d’animo siano essi lavoratori o pensionati. Dobbiamo però sollecitare perchè altre possibili situazioni di questo genere siano analizzate e messe in sicurezza con ampio anticipo, perché vengano rassicurati tutti, sia il personale che gli anziani e le loro famiglie». Vengono quindi riportate le preoccupazioni sulla reale possibilità di cure adeguate, alla luce di «quanto starebbe succedendo in Lombardia, in cui il contagio è altissimo, le strutture socio-sanitarie al collasso e forse non tutti i contagiati avrebbero disponibilità dei mezzi di cura più idonei incalzano -. Chiediamo quindi uno sforzo di iniziativa, che le Istituzioni, le Aziende speciali, la stessa Usl a cui competono le operazioni di coordinamento anche delle strutture socio-assistenziali per gli anziani, non si sentano rassicurate solo dalla presenza dei protocolli, ma sviluppino un piano coordinato e tempestivo con le strutture che ospitano i nostri anziani».
ALLARGARE IL PIANO L’idea è che il piano vada allargato alle strutture che gestiscono posti letto negli ospedali di comunità, «perché anche qui gli esiti sui degenti di un contagio è a rischio elevatissimo, e pertanto devono essere messe in previsione maggiori soluzioni di prevenzione». Ecco le proposte dei sindacati: verificare «l’esistenza di un piano di emergenza che preveda la presenza certa sia degli spazi per dividere e isolare tutti gli anziani in caso di contagio, sia la composizione numerica e professionale degli addetti che possano coprire integralmente tutti i turni, anche in caso di contagio interno». Vigilare anche sulla la disponibilità di scorte di materiale di protezione adeguato e la durata di tali scorte. Un’ulteriore proposta è «prevedere una o più strutture alternative, pensiamo a fabbricati Usl (o privati) parzialmente utilizzati e che con facilità potrebbero essere riportati in servizio, in cui dislocare quei degenti delle Rsa non contaminati, allontanandoli quindi, qualora la loro struttura di ricovero non rispettasse questi nuovi criteri di sicurezza».
COINVOLGERE ALBERGHI Si aggiunge poi la proposta di coinvolgere anche gli alberghi o alloggi «da assegnare al personale posto in quarantena precauzionale». Questo per agevolare il personale ad un eventuale quarantena, lontano dai propri cari, col rischio di trasmettere il virus. Infine, i sindacalisti chiedono di verificare con quali mascherine medici, infermieri, oss addetti alle cucine, alle camere debbano operare. La nota si chiude con un accenno alla «questione psicologica» che deriva dall’isolamento: l’idea è dotare le Rsa di strumenti tecnologici con cui i famigliari possano mettersi in contatto con i parenti. Un comunicato che la Uil «condivide in pieno chiude Marianna Pasini -. Esprimo rammarico a nome della Uil, serve l’appoggio sindacali di tutti in questo frangente. In questo momento difficile non si vedano sigle, ma si collabori insieme per un unico obiettivo».

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